Situato sui rilievi collinari del Comune di Figline Valdarno il castello di Gaville è posto tra il torrente Cesto ed il borro di San Cipriano su di uno sperone di roccia arenaria in un luogo che è stato abitato fin dall’antichità.
La posizione strategica dei luoghi, attraversati da un’arteria viaria di epoca romana (identificabile secondo alcuni studiosi con la Cassia Adrianea o con una sua diramazione) che congiungeva il Valdarno a Firenze e, in perpendicolare, su di un diverticolo che da questa arteria si portava verso Lucolena e Badia Montemuro, cioè verso il Chianti, erano adatti sia all’insediamento della popolazione, sia ad essere luogo fortificato a guardia di queste vie.
Tale affermazione è suffragata dai ritrovamenti archeologici avvenuti in prossimità della pieve che confermerebbero l’esistenza di un insediamento di epoca romana del periodo imperiale. D’altro canto la zona collinare di Figline e le vicine alture del Chianti sono costellate di tracce etrusco-romane.
Dall’esame dello toponomastica inoltre è ipotizzabile una continuazione abitativa del territorio di Gaville nel periodo alto medievale: i primi documenti che citano la pieve, risalenti alla seconda metà dell’XI secolo, parlano di “S. Romolo in Cortule”, dove “cortule” è sicuramente un lascito della organizzazione agraria romana continuata fino ai secoli precedenti all’anno Mille.
Frammenti lapidei rinvenuti nel corso del tempo ed ora inglobati nel paramento murario della pieve potrebbero far ipotizzare anche l’esistenza di un edificio di culto preesistente alla chiesa attuale, forse di epoca longobarda. Esistono almeno due atti notarili che attestano il castello poiché vi si afferma che l’atto è rogato proprio dentro di esso.
Il primo del 1154 nell’archivio di Badia Coltibuono ed il secondo del 1171 nell’archivio della Badia di Passignano. Il possesso del castello era della potente famiglia Ubertini “di Gaville” che ebbe un ruolo importante nelle vicende storiche dell’epoca e che è attestato da vari documenti notarili.
Gli Ubertini, ghibellini convinti insieme alle altre famiglie di origine longobarda per vari decenni, anche con l’appoggio di Dante Alighieri che ricorderà un abitante del castello: Francesco Guercio de’Cavalcanti, nella settima bolgia dell’Inferno, combatterono i guelfi fiorentini.
L’istituzione del Piviere di S. Maria a Figline e l’assoggettamento del contado da parte della Repubblica fiorentina nel 1289, la fondazione delle “terre nove” di San Giovanni, Castelfranco e Terranuova, portarono al declino delle famiglie ghibelline e quindi anche dei loro possedimenti come Gaville, ma non senza che gli Ubertini, insieme ai Cerchi, ai Pazzi ed ai Guidalotti non si rendessero autori di varie scorrerie fino al momento dell’assalto al castello di Ganghereto, episodio che mosse la reazione di Firenze che nel 1302 condannò a morte i Cerchi i Guidalotti e gli Ubertini da Gaville.
Sebbene il castello non fosse stato distrutto, l’area perse importanza sotto il profilo militare ed il paese prese la caratteristica del tipico agglomerato rurale, aspetto conservato fino ai nostri giorni.
La posizione strategica dei luoghi, attraversati da un’arteria viaria di epoca romana (identificabile secondo alcuni studiosi con la Cassia Adrianea o con una sua diramazione) che congiungeva il Valdarno a Firenze e, in perpendicolare, su di un diverticolo che da questa arteria si portava verso Lucolena e Badia Montemuro, cioè verso il Chianti, erano adatti sia all’insediamento della popolazione, sia ad essere luogo fortificato a guardia di queste vie.
Tale affermazione è suffragata dai ritrovamenti archeologici avvenuti in prossimità della pieve che confermerebbero l’esistenza di un insediamento di epoca romana del periodo imperiale. D’altro canto la zona collinare di Figline e le vicine alture del Chianti sono costellate di tracce etrusco-romane.
Dall’esame dello toponomastica inoltre è ipotizzabile una continuazione abitativa del territorio di Gaville nel periodo alto medievale: i primi documenti che citano la pieve, risalenti alla seconda metà dell’XI secolo, parlano di “S. Romolo in Cortule”, dove “cortule” è sicuramente un lascito della organizzazione agraria romana continuata fino ai secoli precedenti all’anno Mille.
Frammenti lapidei rinvenuti nel corso del tempo ed ora inglobati nel paramento murario della pieve potrebbero far ipotizzare anche l’esistenza di un edificio di culto preesistente alla chiesa attuale, forse di epoca longobarda. Esistono almeno due atti notarili che attestano il castello poiché vi si afferma che l’atto è rogato proprio dentro di esso.
Il primo del 1154 nell’archivio di Badia Coltibuono ed il secondo del 1171 nell’archivio della Badia di Passignano. Il possesso del castello era della potente famiglia Ubertini “di Gaville” che ebbe un ruolo importante nelle vicende storiche dell’epoca e che è attestato da vari documenti notarili.
Gli Ubertini, ghibellini convinti insieme alle altre famiglie di origine longobarda per vari decenni, anche con l’appoggio di Dante Alighieri che ricorderà un abitante del castello: Francesco Guercio de’Cavalcanti, nella settima bolgia dell’Inferno, combatterono i guelfi fiorentini.
L’istituzione del Piviere di S. Maria a Figline e l’assoggettamento del contado da parte della Repubblica fiorentina nel 1289, la fondazione delle “terre nove” di San Giovanni, Castelfranco e Terranuova, portarono al declino delle famiglie ghibelline e quindi anche dei loro possedimenti come Gaville, ma non senza che gli Ubertini, insieme ai Cerchi, ai Pazzi ed ai Guidalotti non si rendessero autori di varie scorrerie fino al momento dell’assalto al castello di Ganghereto, episodio che mosse la reazione di Firenze che nel 1302 condannò a morte i Cerchi i Guidalotti e gli Ubertini da Gaville.
Sebbene il castello non fosse stato distrutto, l’area perse importanza sotto il profilo militare ed il paese prese la caratteristica del tipico agglomerato rurale, aspetto conservato fino ai nostri giorni.